fiano di avellino d.o.c.g.

vigne verginianae


Da oltre duemila anni, la vita prospera sui colli della Valle del Sabato, una delle zone d’Italia dove nascono alcuni dei più straordinari vini del mondo. Il naturale e millenario isolamento delle genti ha contribuito alla conservazione degli antichi vitigni autoctoni, giunti a noi anche grazie all’illuminata opera dei Benedettini del Monastero di Montevergine (XII sec.) che, con genialità, hanno coniugato profumi, sfumature, contrasti, contribuendo a perfezionare la pratica della coltivazione e vinificazione in epoca medievale. Tra i più prestigiosi bianchi d’Italia, il Fiano di Avellino Vigne Verginianae è un vino profumato, elegante, corposo, sapido, fresco, strutturato. Dotato di grande finezza espressiva, è perfetto da bere giovane, ma anche per gli appassionati di bianchi da invecchiamento.

 
scheda tecnica

Vitigno: 100 % Fiano.

Zona di produzione:vigneto di proprietà.

Tecnica di produzione:le uve, selezionate in vigna, sono raccolte nella prima decade di ottobre, per essere poi vinificate. Dopo la macerazione a freddo, il mosto viene decantato e, ultimata la fermentazione alcolica, il vino viene lasciato ad affinare, su fecce fini, in acciaio per circa 4 mesi e, poi, per almeno 1 mese in bottiglia.

Caratteristiche organolettiche: di colore giallo paglierino, con profumi dalle note varietali di nocciola tostata, mandorla, miele, biancospino, fiori d’arancio. Un vino elegante e morbido, dalla forte persistenza e dalla notevole struttura, adatto ad una lunga conservazione.

Abbinamenti gastronomici: ideale con ostriche, frutti di mare, crostacei, pesci al forno, all’acqua pazza, al sale, piatti di pesce di alta cucina.

Servire a 10° C.

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premi e punteggi

Tratto dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1979):

243. CARTULA OBLATIONIS
1137 – novembre, ind. I, Montefusco

Proserpina, figlia di Umberto signore di Atripalda, nel ricevere la notizia della morte del marito Iderno, caduto nella guerra tra il re Ruggiero ed il conte Rainulfo nei pressi di Siponto, chiede ad Alberto, rettore e custode della chiesa di Santa Maria di Montevergine, di voler inviare in terra di Puglia alcuni suoi religiosi per ritirare le spoglie mortali del marito e dargli onorevole sepoltura nel santuario; contemporaneamente offre all’abbazia una vigna fuori il castello di Montefusco nella località Santo Angelo a Marcopio.

(Originale, PERGAMENA N. 239, mm. 215x425; scrittura beneventana).

 

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