D. Mastroberardino

Di buon mattino il mio viaggio per tornare a casa comincia a Taipei, prima tappa Bangkok.

L’aeroporto thailandese è un tripudio di colori e di orchidee che creano la suggestione di essere nel mezzo di una serra che accoglie specie differenti viaggiatori così come di questo splendido fiore, che io, per inciso, adoro in tutte le sue forme.

Ero arrivata a Bangkok un po’ seccata. In barba alle preferenze dichiarate, mi toccherà, sul volo successivo, un posto di finestrino, mentre io “amo” il corridoio. Non chiedetemi perché, posso solo dire che mi piace potermi alzare liberamente, anche se poi non è detto che la faccia spesso.

Mentre mi avvio al banco dell’imbarco per verificare, se, all’ultimo, riesca nel desiderato cambio, vedo una sedia a rotelle con un robusto signore, molto avanti negli anni. Nonostante una mia certa dose di fortuna, finirò per dovermi accomodare nel posto di finestrino per le dodici ore di questo volo.

Cerco di farmene una ragione di questo piccolo, ma lungo per durata, inconveniente di viaggio. “Che sarà mai” mi dico e, visto che vendo vino, sarà il caso di vedere il bicchiere mezzo pieno…Mi imbarco, arrivo al mio posto e mi accorgo che il mio vicino è il signore della carrozzella, con solo con qualche problema a deambulare. È, infatti, seduto con lì, al suo fianco, un elegante bastone.

Saluto, mi siedo e già penso che mi toccherà un po’ di ginnastica per alzarmi.

Dopo il decollo partorisco la soluzione: mi alzerò quando il mio vicino lo farà e, immagino, sarà spesso considerata l’età.

Questa consapevolezza mi fa rilassare e, dunque, comincio a concentrarmi sul mondo che mi circonda: gli altri passeggeri intendo, non certo le nuvole che si vedono dal finestrino.

Capisco che il tipo non viaggia con una moglie più giovane, come avevo creduto al gate, ma che la signora è la figlia ed lì con il marito che siede nella fila davanti. Comincio nuovamente a rosicare, caspita hanno tutti e tre posti di corridoio e la coppia si alza spesso per meglio ammirare il panorama che scorgono dai finestrini adiacenti.

Ad un certo punto, mi domando che avranno mai da guardare, sono pur sempre nuvole e, invece…..la sorpresa. Capisco che stiamo, sorvolando il Ganghe, un lungo nastro d’acqua marrone. Il volo continua e, a questo punto, guardo anch’io un po’ di più dal finestrino per capire se si vede qualcosa di emozionante. Dopo qualche ora, capisco che voliamo nei pressi di un grande lago, controllo la rotta ed ho la certezza che quello è il Mar Morto. Decido, allora, di immortalare lo spettacolo che vedo, recupero la mia macchina fotografica, un ricordo di una persona a me cara e che mi accompagna come se fossimo ancora assieme in questi viaggi, tutti e due fissati per il posto in corridoio. Tra uno scatto e un altro, continuo a riempirmi gli occhi del paesaggio e comincio a rimpiangere di non aver fotografato lì sul Ghange, uno spettacolo che, pure dall’alto, esprimeva tutto il fascino controverso dell’India.

Capisco che devo dire grazie a questi signori che mi hanno consentito di godere di un’altra prospettiva e decido di farlo uscendo dal mio silenzio. Comincio a fare conversazione con l’adorabile vecchietto, si fa per dire, visto la stazza di quasi 1,90.

Diversamente da ciò che pensavo, non sono americani, che viaggiano senza problemi a tutte le età e in tutte le condizioni di salute, ma inglesi che vivono in Thailandia. A quel punto mi chiedo che vanno a fare in Europa con un signore novantenne che fatica a camminare.

La risposta è scontata: sono motivi di famiglia a portarli in Germania. Il figlio della coppia sta per sposarsi con una tedesca, a Desdra e, dunque, stanno andando al matrimonio che, ovviamente, verrà celebrato nella terra della sposa. La mia curiosità non si placa, decido che voglio sapere perché il signore viva in Thailandia e lui mi spiega che da giovane si è trasferito in Africa, che in Inghilterra non torna più da anni perché non ha più nessuno. Nel continente nero commerciava preziosi e, dunque, per tanti anni il Sud Africa è stata la sua casa. Non mi spiega, ed in questo ha conservato una certa riservatezza tipicamente inglese, se si sia ritirato a vivere in Thalandia o lì ci sia arrivato sempre per affari, ma, a dirla tutta, mi sembrato impertinente continuare a fare domande, anche se avrei voluto sapere di più. Ascoltare gente di una certa età, le loro storie, le loro vite che sembrano oggi un po’ romanzesche è emozionante, quasi quanto leggere un libro di avventure, una degna conclusione per un viaggio che mi ha portato verso orizzonti lontani.