D. Mastroberardino

Il perfetto connubio tra maschere, musica, danze e vino trova il suo Eu-Topos reale in Montemarano. Il piccolo diamante irpino, famoso per il vino e la tarantella, vanta una secolare tradizione carnevalesca e i suoi abitanti la perpetuano ogni anno, per i 3 giorni prima delle ceneri, con una grande festa che si snoda lungo le strade del borgo, con carri, sfilate, danze e degustazioni. Una fiumana di maschere e colori, aglianico e tarantelle popolano i vicoli del paese e ogni visitatore viene completamente travolto dall’allegria della festa e dal ritmo della tarantella.

Il carnevale montemaranese termina la domenica successiva al martedì grasso, con il “Carnevale Morto", quando, dopo il commiato funebre, ironico, ci si lancia in un ultima danza sfrenata fino alla rottura della pignata, dalla quale fuoriescono biscotti e dolci, di buon auspicio per la primavera agreste che verrà. La Maschera storica, simbolo del Carnevale di Montemarano è il Caporabballo, colui che dirige la tarantella ritmica e coinvolgente che si balla in cerchio. La montemaranese non ha un schema preciso, non ha un inizio nè una fine, è una musica d' improvvisazione crescente, proporzionale al cerchio che si allarga e si moltiplica, che coinvolge sempre più cittadini e visitatori e in cui confluisce  l’energia della coralità e della spontaneità che la caratterizza. Alcune fonti ritengono che questa danza abbia origini bulgare, altre sostengono l’autenticità delle sue origini irpine.

Presso il Palazzo - Castello di Montemarano, il castello medievale che nel ‘600 ospitò anche Gianbattista Basile, negli anni in cui ultimava “Lo cunto de li cunti”, è possibile visitare un’interessante mostra pittorica di Aldo De Francesco, intitolata “Festabarocca”, in cui, il rosso predominate e la dinamicità plastica delle maschere estatiche rimandano alle baccanali greche, ai saturnali e alle atellane romane , le feste antesignane del Carnevale.